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> Assemblea di gestione ogni martedì alle ore 20.30 <

 

30 Aprile 2021

30 ANNI di OCCUPAZIONE

30 Anni di occupazione - c.s.o.a. Officina 99

30 ANNI DI RESISTENZA È ODIO MOSSO DA AMORE!
Venerdì 30 Aprile dalle ore 16.30
Musica, teatro, mostre, proiezioni per festeggiare assieme i 30 anni di occupazione e lotte di OFFICINA 99 in collaborazione con il Coordinamento Arte e Spettacolo 5° venerdì della freva


CON IL CONTRIBUTO DI
(under construction)
99 Posse
Marcello Colasuro
Lucariello
1/2 Zezi gruppo Operaio
Valerio Iovine
Ekspo
Sacha Ricci e Rino Saggio
PeppOh
Oyoshe
Ninì
Suond Hip Hop
Ba Ba Boom Sound


Patratichiamo socialità Conspevole Antifascista Antisessista Antirazzista e di Cura Collettiva


REDDITO PER TUTTI LAVORO O NON LAVORO
Sabato ore 15 Napoli Piazza del Gesù Corteo 1° Maggio



28 Aprile 2021

20 Anni di Zona Rossa 30 anni di Resistenza

20 Anni di Zona Rossa - c.s.o.a. Officina 99

20 Anni di Zona Rossa 30 anni di Resistenza
Verso il 1 maggio ed oltre il G20
Inventiamo il futuro


Alleniamo la memoria per comprendere il presente
Il 2021 certamente passerà alla storia come il secondo anno della terribile pandemia da Covid 19, con il lascito di milioni di morti che, mentre scriviamo, continuano a crescere nel mondo. Tuttavia per coloro che guardarono con desiderio la costruzione di un mondo diverso, il 2021 è anche un anno di ricorrenze che vale la pena di ricordare, proprio a fronte del disastro pandemico, per rilanciare la necessità di un’alternativa societaria globale mai come oggi indispensabile. Un alternativa radicale che, esattamente 20 anni fa, vide il suo momento più importante nelle giornate di Luglio del 2001 a Genova, con diverse centinaia di migliaia di persone in piazza contro i potenti della terra riuniti in occasione del vertice dei G8. Giornate di mobilitazione internazionali in cui attivisti dei movimenti sociali, lavoratori, precari, migranti, studenti, centri sociali, realtà di base e del mondo associazionista italiano ed europeo, si dettero appuntamento per marciare in mille forme contro la globalizzazione neoliberista e i diktat dei potenti del mondo. Si trattò di un onda lunga di mobilitazione partita qualche anno prima a Seattle, che attraversò le piazze di mezzo mondo per accerchiare i potenti della terra e denunciare il fallimento della globalizzazione capitalista. La risposta furono le cariche selvagge ed indiscriminate, il lancio di migliaia di lacrimogeni, centinaia di manifestanti feriti con un accanimento senza precedenti, il blitz squadristico alla Diaz, le deportazioni ed i pestaggi nella caserma Bolzaneto, Carlo Giuliani vilmente ammazzato in piazza dallo Stato. In quel percorso di mobilitazione verso Genova, Napoli, con le giornate dell’opposizione al Global Forum di Marzo 2001, fu una tappa decisiva per il movimento, in particolare quello meridionale che portò in piazza oltre 30000 persone, attivisti e pezzi reali di società, provenienti da mezza Italia, con l’obbiettivo dichiarato e agito di portare la voce dei senza voce nella zona rossa, gridare ai potenti del mondo “No pasaran – Jatevenne!” Non nacque comunque per caso quella mobilitazione, bensì fu il prodotto delle lotte cresciute nel decennio precedente con i disoccupati organizzati, le nuove realtà del lavoro precario, il ciclo di mobilitazione degli studenti medi ed universitari, le prime battaglie con i migranti ed il ruolo decisivo esercitato dai centri sociali Officina 99 e laboratorio Occupato SKA, di ricomporle su di un piano politico più generale. Poi venne Genova, l’11 Settembre delle torri gemelle ed il dispiegamento dell’apparato repressivo globale con la cosiddetta lotta al terrorismo, utilizzata anche contro il dissenso interno ed i movimenti sociali, le montature giudiziarie sul “Sud Ribelle” e su Genova, poi ancora le politiche di guerra che hanno ridisegnato il mondo e la geopolitica globale. Tutto ciò rappresentò una battuta di arresto che costrinse il movimento No Global a trasformarsi in movimento contro la guerra ed anche i “padroni del mondo” a cambiare registro delle loro celebrazioni, confinate da quel momento su isole o navi galleggianti.
Quest’anno ricorre anche un' altra data importante, specie per i compagni e le compagne di Napoli: il primo Maggio, il CSOA Officina 99 compie trent'anni di occupazione! Dal 1991, per trent’anni, con alti e bassi, ma senza alcuna tregua, in un capannone abbandonato di Gianturco, nell’area postindustriale di Napoli, Officina 99 continua a resistere e praticare conflitto. La critica del copyright e dei brevetti, il rifiuto delle politiche energetiche di devastazione ambientale, della tecnologia OGM e dell’impoverimento dei popoli con il debito e la rapina delle risorse, della digitalizzazione come controllo, la critica della guerra, delle politiche neoliberiste di privatizzazione/precarizzazione del lavoro e della vita, il rifiuto della ghettizzazione urbana per il riscatto delle periferie, la produzione di cultura indipendente e la socialità demercificata, l'antifascismo e l'antisessismo, la rivendicazione di reddito garantito e la riduzione dell’orario di lavoro, costituiscono alcune delle ragioni e battaglie sulle quali centinaia di compagne e i compagni hanno portato avanti in questi 30 anni dando vita all'esperienza di Officina.
Intanto la crisi sanitaria ed economica acuita dalla pandemia, ha trasformato il mondo in un intera zona rossa e per uno strano ricorso storico, ad esatti 20 anni di distanza da Genova l’omicidio di Carlo, i padroni del mondo si ritroveranno in Italia per il G20. In particolare saranno a Napoli tra il 20 ed il 23 Luglio prossimo, per un summit su un tema cruciale in questa fase storica: “transizione energetica e sostenibilità climatica”.

Inventiamo il futuro
Sappiamo benissimo che pandemia e diseguaglianza crescente sono la naturale conseguenza del disastro ecologico e sociale prodotto dal capitalismo, dallo stesso sistema che da oltre 20 anni contestiamo. Sarebbe fin troppo facile oggi dire che avevamo visto lontano, ma anche di poca consolazione. Piuttosto si tratta di rimettersi in cammino, facendo tesoro della memoria e dell’esperienza accumulata, di fare ancora rete per riconnettere i nodi del conflitto ed agire le sperimentazioni sociali dentro una visione comune, di trasformazione dei rapporti sociali. Di dotarsi di una visione autonoma di società, oltre le gabbie della statualità con al centro reddito incondizionato, spazi, salute, cultura, sostenibilità ambientale e dignità per tutt@. Occorre utilizzare il bagaglio di esperienze, il patrimonio culturale, di relazioni, strutture, determinazione, capacità tecniche, comunicative per metterlo a disposizione del movimento tutto, per fare un salto collettivo di maturità ed autorganizzazione, per rivendicare un altro modello di produzione e distribuzione della ricchezza non più rinviabile. Nell'ottica della costruzione di una visione comune e con la consapevolezza di dover continuare a cercare nuove strade e pratiche, proponiamo due elementi di riflessione, che riteniamo fondamentali:

1. La lotta per la riappropriazione dello spazio urbano e il riscatto delle periferie rappresentano uno strumento fondamentale per contrastare l'estrazione selvaggia di ricchezza e ribaltare le gerarchie di classe.
2. La rivendicazione di un reddito di base universale , sufficiente a vivere in modo dignitoso, costituisce un passaggio essenziale per la costruzione di una battaglia ricompositiva, per il superamento di una società basata sullo sfruttamento.

Riappropriarci degli spazi
Quando il virus covid 19 ha iniziato a muoversi su scala globale, viaggiando a gran velocità, nella business class dei manager e sulle rotte del mercato globale, si è diffusa la percezione che la pandemia non facesse distinzioni di classe. Ben presto ci si è resi conto però, che il maggior costo, in termini di vittime e sofferenza, viene pagato dalle “periferie” e dalle classi sociali meno agiate: la mancanza di presidi sanitari territoriali e lo scarso numero di medici, la fatiscenza e l’ affollamento degli ambienti scolastici, la ristrettezza delle abitazioni e la mancanza di trasporti pubblici rendono la pandemia un evidenziatore che traccia le linee della segregazione urbana e di classe. La pandemia ha segnato in maniera evidente le forme della frammentazione urbane e l'esistenza di frontiere invisibili che, nelle metropoli come nei piccoli centri, a livello locale come sul piano internazionale, determinano la separazione tra centro e periferia, tra ricchi e poveri. Specie in un area metropolitana come quella di Napoli, con densità di popolazione e il tasso di disoccupazione più alti d' Europa, appare evidente il concetto di periferia non inteso come distanza dal centro cittadino, ma alla luce dei rapporti sociali, in un sistema in cui i luoghi sono definiti in termini di potere. Per questo riteniamo che le lotte per un mondo più equo e giusto debba passare per una ridefinizione dei nostri spazi di vita. Riappropriarsi dei territori vuol dire pretendere quartieri sani e difendersi da inquinamento e speculazione che rendono le periferie il luogo privilegiato in cui, da un lato si estrae in modo predatorio tutta la ricchezza possibile, dall’altro si scaricano i residui e i costi dell'attuale sistema di sviluppo. Vogliamo una sanità territoriale che garantisca il pieno accesso ai servizi di cura. Vogliamo case dignitose, dotate ti spazi e servizi, adeguate a garantire i benessere di chi vi abita . Vogliamo scuole sicure e ampie, diffuse sul territorio, che permettano di apprendere e crescere in un ambiente stimolante e confortevole. Vogliamo parchi urbani, palestre, cinema, teatri e luoghi di aggregazione e produzione culturale svincolati dalla logica del profitto. Vogliamo un sistema di trasporto pubblico che permetta la massima mobilità e il libero accesso allo spazio urbano.

Reclamiamo reddito
Riteniamo che la rivendicazione di un reddito universale non come una semplice misura economica riformista di welfare, ma un meccanismo di redistribuzione e di trasformazione dei rapporti di produzione in grado di alterare le relazioni di potere e modificare le politiche del lavoro. Il nostro obbiettivo è quello di contrastare la precarietà e riconoscere il lavoro sociale, aprire nuove possibilità di autorganizzazione di comunità e famiglia, ricomporre il precariato e sperimentare nuove forme di democrazia diretta. Ancora una volta la pandemie mette in mostra le disuguaglianze di un sistema rendendo le fasce a basso reddito enormemente più esposte al virus. Difronte al disastro a cui stiamo assistendo, rivendichiamo con maggiore forza un reddito di base, finanziato mediante la tassazione dei grandi patrimoni e delle transazioni finanziarie, il taglio netto delle spese militari, la lotta ai grandi evasori fiscali, per ridurre il consumo delle risorse, verso una società più giusta e sostenibile. Reddito universale per chi un lavoro stabile ce l’ha ancora, per ridurre l'orario di lavoro della metà a parità di salario e creare nuova occupazione, per sfuggire al ricatto del licenziamento, con cui si cerca di alimentare l'odio sociale e la contrapposizione tra precari e “garantiti”. Reddito universale per contrastare la precarietà ed il lavoro nero: perché bisogna poter vivere anche nei periodi di passaggio tra un lavoro e l'altro, perché la ricerca di un lavoro richiede impegno, energie e formazione, che devono essere retribuite. Reddito universale per l'autodeterminazione delle donne: perché, oltre a percepire salari più bassi ed essere maggiormente esposte a disoccupazione e povertà , sono investite dal maggiore carico nel lavoro di cura e riproduzione sociale. Perché solo la garanzia di un reddito può favorire la possibilità di sottrarsi da situazioni di violenza domestica e assoggettamento economico. Reddito universale per chi si occupa di cultura e spettacolo, per chi è intermittente: che riconosca la continuità del reddito rispetto alla discontinuità del lavoro fatto anche di formazione e ricerca continui, a difesa dei luoghi informali di produzione artistica e culturale estranei ai circuiti di finanziamento. Reddito di libertà per tutti e tutte oltre i vincoli di cittadinanza, perché nessun diritto formale può essere applicato in assenza di risorse materiali che consentano di allargare la partecipazione sociale e liberare tempo di vita per la cura di se stessi e degli altri, per attivare nuove forme di cooperazione sociale.

Facciamo appello ai movimenti antirazzisti e antisessisti e in difesa dell'ambiente, agli operai ed ai lavoratori precari, disoccupati ed ai migranti, agli studenti e agli insegnanti, ai lavoratori dello spettacolo e della cultura in generale, ai lavoratori agricoli ed ai piccoli commercianti e artigiani ad attivarsi per rilanciare nei territori e nelle realtà dove sono presenti il dibattito e l’iniziativa su questi temi. Senza memoria non c’è futuro e nemmeno presente, per questo invitiamo i compagni le compagne e tutti coloro che sentono il peso dell'ingiustizia , a 20 anni dal Global Forum di Napoli e dal G8 di Genova, a 30 anni dall’occupazione di Officina 99, verso il 1 Maggio, fino al controvertice di Napoli a Luglio contro il G20, a prendere parte nella storia, per scrivere il futuro.

Incontriamoci Mercoledì 28 Aprile ore 18.30
c/o Giardino Liberato, Materdei, salita san Raffaele 4


Le compagne ed i compagni del CSOA Officina 99 e del Laboratorio Occupato SKA

 

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c.s.o.a. Officina 99 - via Gianturco 101- napoli
tel. 081 7340853 - info@officina99.org
(staz. metro Gianturco - linea due)